Prosecco: equilibrismi tra domanda e offerta

Prosecco: equilibrismi tra domanda e offerta

La domanda di Prosecco è elevata, per soddisfarla il Consorzio ha attinto ai vigneti IGT. La scarsità di bottiglie e l’aumento dei prezzi rappresentano sfide complesse.

di Emanuele Fiorio

Il Prosecco, stella dell’export di vino italiano, sta espandendo la sua quota di mercato e sta conquistando nuovi orizzonti commerciali anche in zone del globo inusuali come Togo, Laos, Ghana, Mongolia, Kirghizistan, Turkmenistan, Capo Verde e persino Guam, per citare solo alcune delle destinazioni più remote.

L’espansione del mercato richiede chiaramente una maggiore disponibilità di materia prima. Dal 2011, il Consorzio ha bloccato e contingentato i nuovi impianti di Glera per la DOC, al fine di proteggere la qualità e i prezzi. Tuttavia, come riferisce Veronika Crecelius sulle pagine di Wine Business International, dal 2020 al 2021 la produzione è aumentata di 127 milioni di bottiglie, raggiungendo i 627 milioni di bottiglie e questo solo per il Prosecco DOC.

Per bilanciare questo aumento produttivo, il Consorzio nel 2021 ha preso in prestito 6.250 ettari di Glera da vigneti IGT. “Insieme all’istituto di certificazione Valoritalia, abbiamo istituito un sistema di controllo per verificare tutti i vigneti di Glera. Solo i vigneti piantati in Veneto prima del 31 luglio 2018 e in Friuli prima del 31 luglio 2017 sono stati ritenuti idonei. Se rispettavano gli standard della DOC, ad esempio la densità di impianto era corretta, potevano essere inclusi”, ha spiegato l’enologo Andrea Battistella, responsabile dell’area economica e legale del Consorzio.

Questa soluzione non significa in alcun modo che gli ettari presi in prestito possano confluire nella DOC. Per ogni vendemmia dovrà essere richiesto un nuovo permesso speciale.

Come affrontare il 2022, l’anno dell’incertezza totale, l’anno degli ostacoli senza precedenti?

Equilibrio tra giacenze e ulteriore crescita
Il Consorzio si sta preparando per far fronte sia ad un calo che a un aumento della domanda. Per la vendemmia 2022 sono state nuovamente richieste uve Glera idonee alla DOC provenienti da vigneti IGT, questa volta in prestito da 7.200 ettari. 

Allo stesso tempo, tutti i freni di emergenza sono stati attivati: la resa per ettaro è stata ridotta da 18 a 15 tonnellate nel caso in cui i mercati cedano. Il resto sarà messo in magazzino. Poiché l’annata finora è stata positiva e promette buone rese, oltre allo stoccaggio, in annate particolarmente favorevoli, il regolamento della DOC consente di aumentare la resa massima fino al 20%. “In alcuni vigneti, potrebbe essere il caso di quest’anno. Il produttore è fisicamente autorizzato a raccogliere circa 20,5 tonnellate, ma solo 13 rimangono direttamente a sua disposizione”, ha spiegato Battistella. Se le vendite continueranno a crescere, le quantità in giacenza potranno essere utilizzate secondo le necessità. In caso contrario, il volume trattenuto impedirà ai prezzi di scendere.

Prosecco Rosé sotto le performance 2021
Solo il Prosecco Rosé sinora è al di sotto della performance del 2021, ma la situazione può ancora cambiare nel corso dell’anno. Il Corriere Vinicolo riporta un aumento delle esportazioni del 40% per il Prosecco DOC e DOCG (DOP) nel primo trimestre del 2022 e un aumento del prezzo medio dell’11,7% a 4,06 euro. Il prezzo franco a bordo (FOB) del Prosecco DOC è di circa 3 euro.

Ricerca su diverse sottozone
Il Consorzio sta anche effettuando ricerche sulle caratteristiche delle singole sottozone. “Le condizioni di coltivazione sono diverse sulle colline padovane, nell’area carsica, nell’alveo sassoso del Piave o, ad esempio, nella zona di Belluno, dove le Dolomiti hanno una forte influenza. Dalle rispettive sottozone vinifichiamo la Glera per singola vigna, ripetendo poi l’operazione ogni anno per scoprire se determinate caratteristiche si confermano anche in annate diverse. È uno studio a lungo termine, ma potrebbe portare all’introduzione di ulteriori indicazioni geografiche in etichetta entro cinque anni“, afferma Luca Giavi, Direttore del Consorzio.

È anche un bene per l’immagine del Prosecco differenziare le aree di coltivazione e dare loro una propria espressione all’interno di questa enorme DOC sparsa in nove province tra Veneto e Friuli. Se poi il consumatore sarà in grado di apprezzare le differenze “è un altro paio di maniche”. Ma questo vale anche per le indicazioni nelle principali DOCG della Toscana o del Piemonte.

Ostacoli alla produzione
In questo frangente sfavorevole garantire la produzione è difficile per le aziende. Le bottiglie di vetro scarseggiano e molti altri materiali (come l’alluminio) sono più costosi e più lenti da ricevere. Solo negli ultimi due mesi si è verificata una carenza di 300.000 bottiglie, a fronte di una domanda crescente.

“Acquistiamo da Verallia, da OI e un po’ da Zignano della famiglia Marzotto. Verallia aveva due stabilimenti di produzione in Ucraina che sono stati prima evacuati e poi bombardati. Questo ha portato a un’interruzione totale, ma nel frattempo la produzione è stata trasferita”, ha dichiarato Massimo Poloni, Direttore Generale di Valdo Spumanti, descrivendo la drammatica situazione. Gli aumenti di prezzo non vengono più negoziati, ma decisi unilateralmente.

Conclusioni
Non si sa nulla di certo. Il Consorzio ha sviluppato strumenti di adattamento per gestire il Prosecco DOC attraverso ogni possibile scenario di mercato con il minor danno possibile. L’effetto degli aumenti di prezzo non è ancora determinabile ovunque; i distributori alimentari italiani, ad esempio, non li hanno ancora trasmessi. Il Prosecco DOC deve infatti stare attento a non perdere una delle sue caratteristiche più vincenti e convincenti: essere una fonte di piacere semplice e riconoscibile che moltissime persone in tutto il mondo possono permettersi.


 

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