Le cantine italiane e internazionali stanno vivendo un vero e proprio incubo, con aumenti per i trasporti e tutte le materie prime.
Ora i produttori di vino in molte parti del mondo devono affrontare anche la carenza di bottiglie di vetro. L’allarme si alza dall’Argentina a Napa Valley e si ha difficoltà a vedere una soluzione, a breve e lungo termine. Perché a questa carenza si associano tutte le altre problematiche precedentemente elencate: anche le bottiglie vanno trasportate. Le fornaci nel mondo occidentale sono considerate una produzione altamente inquinante e nuovi impianti sono disincentivati.
Il “glass shortage” può avere paradossalmente anche effetti sulla qualità del vino. Molti produttori si vedono costretti ad allungare i tempi di invecchiamento nelle botti di legno. Il rischio, come ha detto al sito Insider Business Phil Long, proprietario di Longevity Wines a Livermore in California, è di avere vini “che sembrano usciti da una segheria”. Paradossi a parte, il problema è serio. E l’aumento di tutti i costi di produzione prima o poi potrebbe riversarsi sullo scaffale.
Si fatica anche a reperire le etichette, così come i tappi di sughero: tutte merci che spesso rimangono nel limbo per settimane, intrappolati nei massicci ingorghi di navi container nei porti internazionali.
Risolvere il problema non è semplice così come cambiare le opzioni di imballaggio. Passare dalle bottiglie di vetro alle lattine, per esempio, può essere un incubo logistico, perché le cantine che usano linee di imbottigliamento e non hanno le attrezzature per l’inscatolamento.
Anche provare un programma di riutilizzo delle bottiglie che incoraggi gli acquirenti alla restituzione alla fonte delle bottiglie vuote creerebbe molti più problemi logistici, senza considerare che l’uso aggiuntivo di energia sarebbe altissimo, vanificando molti sforzi per la sostenibilità in vigna e in cantina.
di T N