Coronavirus: le difficoltà delle cantine italiane, che vanno avanti. Mentre ProWein è a rischio.
Che il Covid 19, il coronavirus, non sia un banale raffreddore, ma neanche la peste, ormai, lo hanno detto gli scienziati, in tutte le salse. Ma il livello di allerta resta alto. E più del virus, al sistema economico, anche del wine & food italiano, il danno, importante, lo sta facendo l’immagine, ormai diffusa attraverso i media d’Italia prima, e poi del mondo, come Paese “pericoloso”, non sicuro. Nonostante questo, si cerca di andare avanti, con segnali importanti che arrivano dal settore, come la conferma di due fiere strutturali come Vinitaly, regolarmente in calendario a Verona dal 19 al 22 aprile, e Cibus, come da copione a Parma dall’11 al 14 maggio. Mentre la fiera di Dusseldorf, in una nota ufficiale che conferma quanto di questi tempi non esistano certezze, fa sapere che è rimandata a data da destinarsi la International Trade Fair for Metalworking Technologies che sarebbe dovuta andare in scena dall’11 al 13 marzo, ovvero due giorni prima dell’inizio della ProWein (prevista dal 15 al 17 marzo), che i vertici della fiera, nei giorni scorsi avevano confermato a WineNews, mentre ora è tornata “sub judice”, con la Messe Dusseldorf che fa sapere di stare valutando il da farsi.
“Prendiamo molto sul serio le preoccupazioni per il coronavirus che vengono portate alla nostra attenzione. La sicurezza dei nostri clienti, partner, dipendenti e vicini è la nostra massima priorità. Siamo in contatto diretto con le autorità sanitarie responsabili e confidiamo nelle loro indicazioni”, ha dichiarato Werner M. Dornscheidt, chairman del the Board of Management di Messe Düsseldorf. Parole che sanno di un verosimile rinvio o annullamento della più grande fiera del vino al mondo. Testimonianza, in ogni caso, delle tante difficoltà che incontra il settore, come appuntamenti di business che saltano, disdette in ristoranti ed hotel, stranieri che per lavoro e turismo rimandano viaggi in Italia e non solo, in una situazione oggettivamente complicata, in cui ci si sforza di guardare a tempi migliori. Anche se nell’immediato, il danno più grosso, per ora, è sul fronte interno.
Come emerge dalle parole di produttori, imprenditori e manager giramondo del vino, sentiti da WineNews. “Io devo partire domenica per gli Stati Uniti ma non so se potrò partire – spiega Pio Boffa, alla guida della storica Pio Cesare, griffe del Barolo – mia figlia è là da qualche giorno per degli eventi e non ha avuto problemi, ma tutto è possibile. Però, per esempio, tutti gli appuntamenti da ora a ProWein con inglesi, americani e così via, sono tutti saltati, e anche chi doveva venire in Italia ha disdetto tutto. Negli ultimi giorni sono stato in Francia ed in Germania, dove la stampa ha recepito il messaggio che noi italiani per primi abbiamo mandato, ed è un disastro. Per non parlare del Sud Est asiatico, al di là della Cina: era l’unica area del mondo dove si poteva pensare ad una crescita dei nostri affari, ma ora è tutto fermo”.
“Oggettivamente tutto è in evoluzione, è difficile fare previsioni – commenta Renzo Cotarella, ad Marchesi Antinori, la più importante realtà privata del vino italiano – tanti indicatori, come la stagionalità delle influenze, dicono che questa sarà comunque una crisi passeggerà e non strutturale. Dipende quanto durerà, ed è chiaro che dei problemi ci sono, ma una situazione così per uno o due mesi non può mettere in ginocchio un settore come quello del vino. Di certo problemi ci sono, ci sono ristoranti vuoti, turisti che non vengono, viaggi di lavoro che si rimandano se non strettamente necessari, ed è chiaro che tutto questo limita il business. Noi per esempio come policy aziendale abbiamo deciso di evitare tutti i viaggi all’estero che non sono strettamente necessari, proprio ieri dovevo condurre una degustazione a Londra e l’ho fato in video conferenza. Anche sulle fiere che si confermano o che saltano c’è tanta confusione, è difficile orientarsi. Credo e spero, comunque, che sia una situazione passeggera. La questione è capire quanto tempo ci metterà a passare”.
“Noi abbiamo anche un hotel e stavo giusto fronteggiando l’emergenza di tante cancellazioni che arrivano in queste ore – ci racconta dalle Marche Michele Bernetti, alla guida di Umani Ronchi – e c’è preoccupazione per un’onda lunga che potrebbe durare non poco. Parlando con i nostri collaboratori si percepisce che c’è voglia di ripartire, i nostri agenti a Milano sono tutti tornati a lavoro, ma la situazione è difficile, nei ristoranti c’è una cancellazione dietro l’altra. Così come saltano congressi, convegni e così via, con tutto l’indotto della ristorazione che ci sta intorno, e nel canale Horeca c’è davvero pressione. Parlando di estero, per esempio, ieri avevo in azienda dei giapponesi che sono corsi a Roma per paura della quarantena, ci sono appuntamenti che saltano e di nuovi per ora non se ne prendono. Inizia ad esserci un problema di circolazione e di spostamento, oltre che di fiducia, perchè in questo momento l’Italia è nel mirino. Per ora ProWein è confermata, ma ci chiediamo quanti player stranieri visiteranno il padiglione Italia, per esempio. Vinitaly ha fatto bene a dare un segnale importante confermando le date. Vedremo che succederà”.
“La situazione è schizzofrenica, come o è la nostra società in queste fasi – racconta Antonio Rallo, alla guida della siciliana Donnafugata – da un lato, in Italia, abbiamo scaffali che si svuotano perchè c’è fretta di fare scorte, per fortuna in parte anche di vino, mentre sul fuori casa c’è un rallentamento notevole, anche al Sud. Si sta provando ad uscirne, e spero sia una situazione temporanea. Ma man mano che il virus si espande le cose cambiano. Stiamo soffrendo in Asia ovviamente, che è l’epicentro di tutto. Ma i nostri agenti sono in giro per il mondo, si va avanti, pensiamo già a ProWein, poi è chiaro che se le istituzioni prenderanno delle decisioni ci si dovrà adeguare”.
“Era una cosa che a livello di Paese davvero non ci voleva – sottolinea Marilisa Allegrini, alla guida della storia azienda dell’Amarone, Allegrini – già non siamo particolarmente messi bene come economia in generale, al di là del vino, praticamente senza crescita, e questa è una botta fortissima. Quello che spero è che ci siano provvedimenti a livello Governativo ed europeo che ci aiutino, per esempio sul fronte della Pac. Gli appuntamenti saltano, i ristoranti sono vuoti. La gente non viaggia, vuol dire che ci concentreremo per un po’ più sul mercato locale, bisogna un po’ sapersi ingegnare. Sono convinta che tutto si risolverà, ma è sicuro che il 2020 sarà un anno davvero difficile. Bene che siano confermati appuntamenti importanti come ProWein e Vinitaly”.
“È presto per capire davvero cosa accade – dice dal canto suo Matilde Poggi, produttrice nella terra del Bardolino con Le Fraghe e presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi) – la sensazione è che chi sta soffrendo tantissimo sia la ristorazione, ed i consumi sono messi a dura prova. Ed il piccolo produttore è molto spaventato perchè la ristorazione è un canale primario. Sul fronte estero io sono rientrata dagli Usa qualche giorno fa, per ora se ne parla poco, ma inizia ad esserci un’attenzione sull’Italia molto forte. Bene Vinitaly che confermando le date hanno dato un messaggio forte, perchè navigare a vista con l’incertezza non va bene. Ha fatto una bellissima cosa, ha dato un segnale deciso e preciso, e anche per noi è stato importante. Alcuni decideranno di non venire, so che i monopoli del nord Europa (Norvegia e Svezia), hanno già disdetto sia ProWein che Vinitaly, ma si deve andare avanti. Io ho programmato altre missioni per marzo, aprile maggio e marzo, con gli importatori continua a lavorare”.
Federico Dal Bianco dell’azienda Masottina e consigliere d’amministrazione del Consorzio del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Docg, aggiunge: “serve mantenere lucidità in tutta questa vicenda. Siamo di fronte a fibrillazioni che non hanno ragioni fondate. Noi i nostri programmi li stiamo portando avanti senza incontrare grosse difficoltà. La cautela è d’obbligo ma le misure prese dall’Italia sono state più adeguate di altri Paesi e, soprattutto, immediate. Serve tempo per ritornare progressivamente alla vita normale delle persone. Dobbiamo riprenderci da questa esagerazione mediatica che ha trasformato un’emergenza in un coro di voci monocorde caratterizzate da toni preoccupanti e paurosi. Serve un antidoto a questa comunicazione sovraccarica e soprattutto priva di ogni fondamento. Noi saremo presenti sia al ProWein, che al Vinitaly con i nostri incontri programmati”.
In ogni caso, dall’estero, ed in particolare dagli Usa, i toni sono molto meno cupi, e le cosa, per ora, vanno avanti senza troppi intoppi, come racconta Tancredi Biondi Santi, impegnato negli States per l’azienda di famiglia Castello di Montepò con una serie di incontri organizzati tra la città di New York e in Colorado ad Aspen e Vail: “questa alterazione mediatica del coronavirus ha trasformato questa vicenda, almeno in Italia, in un cinema delle catastrofi . Questa escalation a rincorrere l’esasperazione della notizia negli Usa non c’è e non né ho riscontrato gli effetti negativi sull’opinione pubblica. In America ho lavorato benissimo, incontrando tanti operatori che amano l’Italia del vino di qualità e fanno il tifo per noi. Bisogna mitigare gli effetti di questa comunicazione bizzarra. L’Italia non si fa fermare. Saremo al ProWein e salutiamo come fatto distensivo la decisione di Veronafiere di confermare il Vinitaly. Anche in Italia la nostra programmazione non cambia: nei prossimi giorni terremo un’importate riunione agenti, e i collaboratori dell’azienda sono a presidiare i mercati e continuano a lavorare, registrando in giro uno spirito risolutivo verso condizioni progressive di ritorno alla normalità. Sul Coronavirus – conclude Tancredi Biondi Santi – un ruolo importante la dovrebbe fare l’Europa, dando linee di intervento e procedure assunte e condivise da tutti i paesi”.
E sempre dagli Stati Uniti, arrivano racconti di normalità anche da Luigi Rubino, proprietario della Cantina Rubino di Brindisi, e Presidente del Consorzio Puglia Best Wine: “in questi giorni in Usa siamo tanti i produttori italiani che presidiano il mercato senza incontrare problemi. Gli imprenditori del vino sono il motore dei processi di internazionalizzazione della filiera del vino di qualità e di affiancamento al lavoro degli importatori. In questo momento ci troviamo a New York e stiamo girando per la ristorazione italiana tra Manhattan e il New Jersey con un fitto calendario di incontri e appuntamenti. Proprio nella Grande Mela – sottolinea il proprietario di Tenute Rubino – ci incontreremo con una ventina di addetti ai lavori, tra ristoratori, importatori, giornalisti e opinion maker”.
Intanto, nella schizofrenia generale, arrivano notizie di cantine che si vedono richiedere incomprensibili ed ingiustificabili “certificati sanitari” sulla produzione, come raccontato ieri da Sandro Bottega, alla guida della omonima cantina veneta, ed è partito, e poi subito rientrato l’allarme anche sul food, con la notizia, smentita a stretto giro, che la Grecia avrebbe fermato l’import di Parmigiano Dop, chiedendo presunte certificazioni sanitarie. Intanto, però, arrivano le prime risposte per le imprese. Come quella di Simest, società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, che ha deliberato alcune misure in favore delle aziende italiane beneficiarie dei finanziamenti agevolati per l’internazionalizzazione che sono state colpite dall’emergenza da nuovo Coronavirus. In particolare, la moratoria di 6 mesi relativa ai termini per la presentazione di documentazione e rendicontazione per le iniziative di internazionalizzazione verso la Cina e altri Paesi che sono state rinviate. Parallelamente, verranno posticipati di 6 mesi i periodi di pre-ammortamento e ammortamento del prestito concesso. Inoltre, ci sarà l’eliminazione della maggiorazione del 2% – prevista per le revoche – per la parte di rimborso del finanziamento delle spese non effettuate, nel caso di iniziative che sono state invece cancellate. E mentre le città lanciano iniziative e slogan che incitano a ripartire, come il celeberrimo #Milanononsiferma, con la ristorazione in primo piano, anche il mondo del turismo italiano, ovviamente tra i più colpiti, si mobilità. Rinvio dei contributi previdenziali e delle imposte dirette e indirette come la Tari, sospensione delle rate dei mutui, riprogrammazione delle uscite didattiche con costi a carico non delle scuole, ma dello Stato, piano di promozione straordinario per l’agriturismo in Italia, sono alcune delle proposte che Turismo Verde, l’associazione per la promozione agrituristica di Cia-Agricoltori Italiani, ha portato oggi al tavolo convocato dalla Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova per discutere delle misure da attivare contro gli effetti disastrosi dell’emergenza Coronavirus sui 23.615 agriturismi italiani. E anche la Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi, per tutelare il comparto della ristorazione (in cui, si ricorda, lavorano 300.000 imprese, 1,5 milioni di lavoratori per un valore aggiunto di 90 miliardi di euro), chiede al Governo misure come ammortizzatori sociali in deroga alle normative vigenti, indipendentemente dai requisiti dimensionali, la sospensione di ogni onere fiscale e contributivo per gli operatori economici coinvolti nonché di tutti gli oneri e adempimenti connessi all’attività d’impresa.
Insomma, tante cose sono sui tavoli di un’emergenza che tutti cercano di far rientrare e superare. Ma, a quanto pare, per un reale ritorno alla normalità (e per la conta reale dei danni che, comunque, ci saranno), ci sarà da aspettare ancora. Quanto, non è dato sapere.
Fonte: Winenews.it